La mia escursione. Petra, la città della pietra.
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In occasione della mia ultima crociera sul Mar Rosso – “Coralli e Antichi Tesori” – lo scalo di Aqaba mi ha offerto la grande possibilità di visitare Petra. Luogo di storia, di cultura, altra testimonianza della grandiosità di un popolo.
Visitare Petra è molto suggestivo e particolare: un mondo a parte, senza tempo, nato secoli fa e, per certi versi, ancora tanto attuale. Un tesoro vastissimo che si svela poco per volta, passo dopo passo. Non a caso Petra è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nonché una delle sette meraviglie del mondo moderno (secondo la “New Open World Corporation” – NOWC).
Scopriamola insieme!
Il 22 agosto 1812 Johann Ludwig Burckhardt, giovane esploratore svizzero, fu il primo uomo occidentale a posare gli occhi su Petra dopo le Crociate. Impiegato di una società che promuoveva la scoperta delle regioni interne dell’Africa, Burckhardt pensò di prepararsi alla sua missione iniziando il suo viaggio in Arabia, sotto il falso nome di Ibrahim ibn Abdullah, devoto studioso islamico.
Arrivato a Wadi Musa, la “Valle di Mosè”, sentì parlare, dagli abitanti locali, di splendide rovine che si trovavano a poca distanza. Per paura di risvegliare sospetti, non mostrò mai grande interesse per quei monumenti, perché considerati “opere degli infedeli”, ma ne prese nota mentalmente per poi trascrivere nel suo diario, con incredibile precisione, le sue osservazioni.
Per poter superare gli atteggiamenti ostili dei beduini escogitò uno stratagemma: eseguire un sacrificio sul monte Gebel Harun dove, secondo la tradizione sia islamica che cristiana, è sepolto il fratello di Mosè, Aronne.
In questo modo, ingaggiando una guida nel villaggio locale di Elji (oggi Wadi Musa) ed una capra , per il sacrificio, si diresse verso Gebel Harun attraversando, in questo modo, le rovine dell’antica Petra.
La storia di Petra ebbe inizio trenta milioni di anni fa circa, quando una serie di cataclismi squarciarono l’aspetto del nostro pianeta, facendo sorgere vere e proprie montagne ai due lati di profonde depressioni. Gli effetti di una simile attività sono oggi visibili nella grande fossa tettonica siro-africana, una ferita della crosta terrestre che parte dalla Turchia, prosegue per la depressione del Mar Morto, sprofonda sotto le acque del Mar Rosso, per proseguire infine lungo la costa settentrionale dell’Africa orientale.
Nascosta tra le spirali di arenaria e porfido sorge Petra, nel sud-ovest della Giordania a circa 130 Km a nord-est di Aqaba nei pressi della città di Wadi Musa. Petra, oggi uno dei siti archeologici più importanti al mondo, universalmente conosciuta come la “città della pietra”, è famosa per gli sbalorditivi monumenti che gli antichi Nabatei scolpirono nella roccia, utilizzando semplici strumenti manuali.
Essi crearono dal nulla e fecero loro per sempre questa enorme città, spianando cime di montagne per creare terrazze dove adorare i loro dei, intagliando enormi gradinate per raggiungere questi luoghi sacrificali, scavando canalizzazioni per far arrivare l’acqua, lontana in alcuni casi anche diversi chilometri, verso la loro città ed ancora scolpendo delle facciate di incredibile bellezza per onorare i loro morti.
Malgrado questo, Petra non costituisce unicamente una testimonianza dei Nabatei. Infatti, per diversi millenni prima del loro arrivo, la regione fu abitata dagli uomini dell’età della pietra e dagli Edomiti. Ed ancora, dopo la caduta del regno nabateo, romani e bizantini la dominarono per un certo periodo di tempo e, ancora più tardi, anche i Crociati vi transitarono, seppur brevemente.
L’ingresso principale alla città di Petra era il Siq, una sorta di gola naturale, di spaccatura della roccia prodottasi a seguito del cataclisma preistorico. Da questo passaggio, lungo complessivamente circa un chilometro e mezzo, i mercanti nabatei entravano con le loro carovane: l’aria si riempiva di polvere del deserto, del vociare degli uomini e del ragliare degli asini. Qui si fermavano per un po’ e depositavano il loro carico di spezie, di mirra, incenso, pietre preziosi e sontuosi tessuti.
Solo in un secondo momento, quando Petra divenne una vera e propria capitale, le carovane furono dirottate in quartieri periferici, dove di fatto esistevano strade più adatte a questo tipo di traffico.
Percorrere oggi il Siq a piedi è un’esperienza straordinaria: un susseguirsi di colori naturali, di pareti rocciose altissime e che in alcuni tratti si stringono a tal punto che sembrano sfiorarsi. Lungo il percorso si incontrano alcune edicole religiose e betili, tutti dedicati a divinità locali. A Dushara in particolare, la principale tra le divinità nabatee, il “Signore della montagna”, patrono, tra l’altro, della città.
Il lungo percorso, spesso naturalmente ombroso, per via delle alte e strette pareti di roccia, ad un tratto viene invaso da un raggio di luce più forte, che irrompe alla fine della prospettiva dell’occhio umano e mostra, in tutta la loro bellezza e in un primo momento solo in parte, colonne, statue e cornicioni, ricavati dalla pietra, di un delicato rosa, che a tratti ricorda le sfumature di una seta orientale, enfatizzato dall’effetto della luce solare.
Si tratta del Tesoro, il Khazneh, il più famoso dei monumenti di Petra. La sua improvvisa visione appaga fin da subito gli occhi. In molti lo riconoscono e la loro mente torna fin da subito ad alcuni film del passato. Ma non è la stessa cosa. E’ spettacolare ammirarne la perfezione a pochi metri di distanza. Si trova proprio di fronte a noi, appena usciti dal lungo Siq ed emersi in una sorta di grande cortile naturale. Il Tesoro è una tomba, tanto sfarzosa e ricca di decori all’esterno, quanto – dicono – essenziale all’interno (la visita guidata non prevede l’entrata).
In arabo il Tesoro è chiamato el-Khazneh, da un vecchio mito secondo il quale, si narrava, un vero tesoro sarebbe stato qui nascosto da un ricco faraone: i beduini, anzi, credevano che non solo questo monumento ma tutta Petra fosse un vero e proprio deposito delle ricchezze del faraone. Consideravano però questo monumento come il custode del nucleo più prezioso delle sue ricchezze. L’urna in alto, in facciata, si credeva fosse il vero scrigno: per questo motivo ogni beduino che passava sparava una fucilata mirando l’urna, sperando ardentemente in questo modo che le ricchezze del faraone gli sarebbero piovute addosso. Perciò, oggi, l’urna non esiste più. Del tesoro, inoltre, non si è mai vista neanche l’ombra.
Ma il Tesoro di Petra non è altro che una piccola parte del più immenso tesoro che conserva e che è tutto questo luogo! Templi, tombe nabatee, un enorme teatro romano progettato per ospitare, si stima, circa 5.000 persone, ed ancora altre tombe, tra cui quella dell’Urna, trasformata intorno alla metà del V secolo, in chiesa bizantina.
Un’esperienza forte, una tappa quasi obbligata per chi avrà la possibilità di fare scalo ad Aqaba. Si tratta di un’escursione impegnativa (il lungo Siq, ad esempio, viene percorso a piedi), ma ne sarà valsa realmente la pena! Un’occasione imperdibile per scoprire un angolo del mondo che, senza dubbio, rimarrà a lungo nei nostri ricordi.