Raccolta differenziata, è scontro nei porti italiani
«La legge impone alle compagnie di scaricare i rifiuti differenziati nei porti anche se questi non sono attrezzati a accoglierli. In Italia è un problema che sentiamo fortemente»
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«La legge impone alle compagnie di scaricare i rifiuti differenziati nei porti anche se questi non sono attrezzati a accoglierli. In Italia è un problema che sentiamo fortemente»: la segnalazione arriva da Sergio Senesi, titolare di Cemar, agenzia marittima specializzata nel settore crocieristico. «No, è impossibile» risponde Maurizio Didio, tecnico della Santoro, azienda che svolge il servizio di raccolta, anche differenziata, nel porto di Genova.Le navi da crociera possono produrre fra 10 e 100 metri cubi di rifuti prima di arrivare in un porto, sono differenziati dalle compagnie. I costi del servizio di smaltimento per una nave vanno da 95 a 120 euro a metro cubo, complessivamente si paga da un minimo di mille fino a 20.000 euro a scalo.
Secondo Senesi non sempre le strutture in banchina sono attrezzate per raccoglierle. Capita che rientrino nel ciclo di smaltimento come spazzatura indifferenziata. Quando questo avviene si crea un triplice danno: un lavoro già fatto che viene sprecato; i rifiuti che potrebbero essere riutilizzati vanno a intasare discariche già ingolfate; e gli armatori non sono “premiati” economicamente come potrebbe essere se vendessero sul mercato i materiali raccolti, in particolare l’alluminio, che è uno di quelli di maggior valore. «Fa rabbia – afferma Senesi – vedere box di alluminio compresso raccolto con ordine su una nave e poi buttato nel normale “garbage” indifferenziato. Esclusi alcuni porti, è questa la situazione in Italia. Fra l’altro, le navi devono compilare formulari molto complicati in cui danno conto dei diversi tipi di rifiuti a bordo».
«Il problema – conferma il presidente di Grandi Navi Veloci, Roberto Martinoli – c’è. Chi ha l’autorizzazione a fare il ritiro sulle nave non è in grado di fare la separazione». «Chi raccoglie – aggiunge Ariodante Valeri, direttore generale della stessa compagnia – dovrà attrezzarsi, credo che lo possano fare rapidamente». In Italia la raccolta dei rifiuti dalle navi è regolata dal decreto legge 182 del 2003, che a sua volta recepisce la direttiva europea 59 del 2000. «Le Autorità portuali – spiega Mauro Casanova, della sezione demanio e ambiente della Capitaneria di porto di Genova – individuano il gestore del servizio di raccolta con gara a evidenza pubblica. La legge inoltre impone che ogni porto abbia un proprio piano per i rifiuti, redatto dall’Autorità portuale e approvato dalla Regione, che viene monitorato ogni anno e può essere revisionato ogni tre anni».
Le concessioni del servizio è quindi responsabilità delle Authority. «In realtà – spiega Paolo Ferrandino, segretario generale di Assoporti – le modalità del conferimento dipendono poco dalle Autorità marittime e portuali. La responsabilità dell’approvazione del piano è delle Regioni. Il problema non è tanto della gestione dei rifiuti della nave, ma di come è organizzata la raccolta dei rifiuti in Italia. Fino a pochi mesi fa la raccolta differenziata del Comune di Roma finiva in una discarica indifferenziata. Il problema è più a livello di territorio che non portuale».
Secondo Maurizio Didio, quello segnalato dalla compagnie è un problema datato: «Il territorio non era attrezzato 5 o 6 anni fa,adesso c’è molta più attenzione e sono anche nati i consorzi. La nostra società conferisce il materiale riciclabile. Se è “puro” viene pagato dal consorzio e noi scarichiamo il beneficio sulle compagnie. Però è fondamentale che le compagnie facciano bene il lavoro di raccolta alla fonte e non conferiscano materiale non puro».
Fonte: The Medi Telegraph
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