Concordia: «Tendine bloccate». Il giallo sulla nave ora è nel locale Dge

Anomalia riscontrata a fianco del generatore di emergenza ispezionato ieri dai periti e dallo stesso Schettino

Francesco SchettinoL’anomalia è balzata subito agli occhi. E non sta tanto nel macchinario in sé quanto nei dispositivi di aerazione adiacenti al generatore di emergenza: quelle tendine che per costruzione devono far passare l’aria nel locale per facilitare il funzionamento del Dge – o interromperne l’afflusso in caso di incendio – e che devono essere mobili, non sono più tali. Sono bloccate. Così le hanno viste i periti, i consulenti, gli avvocati, i magistrati e lo stesso Schettino che giovedì scorso sono saliti a bordo per il secondo e ultimo accesso sulla Concordia.

Tendine e surriscaldamento. Perché sono bloccate? Quando si sono bloccate? C’è un nesso tra le tendine e il funzionamento irregolare del macchinario diesel che avrebbe dovuto assicurare la sopravvivenza energetica della nave con i motori ormai allagati e l’acqua che stava salendo minacciosamente? Cavo Dragone e i suoi esperti hanno preso nota. Metteranno tutto nero su bianco – insieme ai risultati del primo accesso – nella relazione che dovrà essere consegnata al collegio che sta processando il comandante. Ma non possono non tornare in mente le parole di Antonio Muscas, capo elettricista della Concordia, che testimoniando il 18 novembre al teatro Moderno aveva spiegato che «forse la causa dello stacco è stata la ventilazione, il surriscaldamento». Perché il Dge, faticosamente e ingegnosamente fatto agganciare al sistema grazie a un cacciavite conficcato con difficoltà nell’apparato, aveva lavorato per soli 41 secondi per poi andare avanti a singhiozzi. E invece pochi giorni prima (era il 9 gennaio), nel test fatto all’altezza di Barcellona (una quindicina di minuti), tutto era andato a meraviglia.

I segni dell’affondamento. Quelle tendine si sono viste anche nel filmato realizzato dalla Procura sulla gemella Costa Serena e sono su un lato del locale Dge: sono cinque. Quel locale era finito sott’acqua prima del raddrizzamento: sono ancora evidenti i segni lasciati dall’acqua sia sul Dge sia sulle pareti adiacenti, mentre il locale del quadro elettrico è rimasto asciutto, anche se per una questione di poche decine di centimetri. Poi l’acqua sarebbe arrivata anche lì. Non sono stati rilevati, visivamente, segni evidenti di alterazioni intenzionali dello stato dei luoghi.

Strumenti prelevati. Anche sulle tendine, adesso, i periti dovranno dire la loro. Intanto, giovedì hanno prelevato il contaore del quadro elettrico e hanno estratto per essere successivamente rimosso (lo farà la polizia giudiziaria) uno dei comandi interruttori in un accesso che è durato un paio di ore, presente lo stesso Schettino, salito con il primo dei due gruppi. Ha rispettato le direttive del presidente Giovanni Puliatti, che lo aveva ammonito a non intervenire nelle operazioni. Lo stesso Puliatti è intervenuto più volte durante i sopralluoghi per dare indicazioni.

Codacons assente. Alle operazioni non ha partecipato l’associazione dei consumatori costituita parte civile: una protesta «per l’andamento del processo e l’efficacia delle operazioni peritali» e perché il materiale probatorio sarebbe stato violato.

Ristorante Milano. Anche il secondo gruppo, quello con gli avvocati, ha effettuato il medesimo percorso (più lungo e articolato rispetto all’accesso del 23 gennaio – ha toccato anche il ristorante Milano), andando a visionare anche i 19 ascensori passeggeri, anch’essi da periziare. Un percorso di durata più breve, rispetto a quello dei periti, i quali avevano già effettuato il grosso del lavoro sulla base del percorso allestito dalla capitaneria in entrambe le circostanze in modo che tutto si svolgesse nelle condizioni di massima sicurezza.

Gli ascensori. Sono stati visionati quelli a poppa e quelli a centro nave, passando dal ponte 7, a pelo dell’acqua, fino al 10 o anche all’11. Alcuni sono stati trovati con le porte aperte, alcuni con le porte chiuse, alcuni con le porte deformate verosimilmente dal rovesciamento della nave. Nei vani degli ascensori diventati trappole quella notte avevano perso la vita alcuni passeggeri. Lì in basso, ai margini delle rampe delle scale, sono visibili valigie con i cartellini riportanti nome e cognome del proprietario, una scarpa, indumenti, suppellettili di vario genere: oggetti che l’altezza delle maree sposta periodicamente e che si sono trovati fuori posto già dalla notte del 13 gennaio 2012, quando il gigante si era inclinato sul fianco destro. L’altro giorno non c’erano, dice chi ha ispezionato i luoghi, ieri sì, oggi non si sa, domani potrebbero esservene altri. Salendo e discendendo ai piani più bassi, chi ha effettuato il percorso ha sentito sotto le scarpe il pavimento intriso di acqua.

Perizia. Adesso gli accertamenti sono conclusi. Il collegio peritale presieduto dell’ammiraglio Cavo Dragone deve adesso presentare la relazione sul lavoro svolto. La consegna deve avvenire entro il 7 marzo, salvo proroghe che non sarebbero da escludere.

Fonte: Il Tirreno

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