Immersione choc nella “Concordia”
Le anguille. I vigili del fuoco che si sono calati fin dentro l’anima della Concordia, dove l’acqua traccia ancora il confine tra il relitto perduto e quello recuperato, hanno incontrato migliaia di anguille. Lunghe, nere ed evocative di morte, come nei Buddenbroo k di Thomas Mann
Le anguille. I vigili del fuoco che si sono calati fin dentro l’anima della Concordia, dove l’acqua traccia ancora il confine tra il relitto perduto e quello recuperato, hanno incontrato migliaia di anguille. Lunghe, nere ed evocative di morte, come nei Buddenbrookdi Thomas Mann dove per pescarle si butta una testa di cavallo in mare, legata, e la si recupera brulicante di prede. «Inquietanti», dice il funzionario Augusto Russo. E foriere di brutti pensieri.
C’è il corpo di Russel Terence Rebello da recuperare, a due anni e mezzo dal naufragio, e chissà se c’è ancora. I pesci hanno divorato tutto, persino le fibre delle gomene e dei cordami, dei tessuti, dei cibi fuoriusciti dai depositi e dai frigoriferi. Centinaia di questi ultimi restano da aprire, specialmente all’interno delle cabine, e lì potrebbero nascondersi rischi batteriologici. Per questo già ieri i vigili si sono calati nei ponti con una tuta specialissima, adatta a fronteggiare persino le radiazioni nucleari (che a bordo della Concordia, ovviamente, non possono esserci).
«Melma ovunque. E porte abbattute, soffitti sventrati, oggetti accatastati e decomposti», riepiloga il vicecomandante Emanuele Gissi: «Ci sarà molto da lavorare. Oggi abbiamo fatto una prima pianificazione».
Due squadre, una di otto e l’altra di quattro uomini, si sono alternate sulla nave. La prima è scesa ai ponti tre e due, non ancora ispezionati dopo il rigalleggiamento. Un disastro. Il due è addirittura semisommerso e coperto da un metro di fango: c’erano le cabine più economiche per i passeggeri, le mense per il personale di bordo, il piano di carico delle derrate alimentari. Più in basso, dove nella numerazione subentrano le lettere (a, b, c) la Concordia aveva il suo cuore nascosto, la sala macchine e gli alloggi dell’equipaggio. Lì dovranno intervenire i sommozzatori.
In coperta continueranno invece a lavorare i tecnici della Micoperi, ancora per qualche giorno, che lasceranno la nave pronta per lo stripping fra un paio di settimane. Lo stripping, cioè la spoliazione di tutto ciò che non è metallo (arredi, vetro, decorazioni, bottiglie, strumenti nautici eccetera) sarà affidato ai portuali della Compagnia Unica.
«Bisognerà stare attenti», avverte l’ingegner Francesco Filippone, anch’egli dei vigili del fuoco, «perché i ponti sono estremamente scivolosi e insicuri». Il lavoro della messa in sicurezza, che dovrebbe cominciare martedì, prevede un cantiere operativo nei ponti superiori e un cantiere cosiddetto di soccorso – si cerca un corpo – in quelli inferiori.
«L’acqua», spiega Gissi, «ha devastato la struttura. Se pensiamo che un metro cubo equivale a una tonnellata, e pensiamo a quante tonnellate si sono mosse all’interno della nave durante il raddrizzamento, possiamo intuire facilmente quale sia la situazione, anche nelle parti che non abbiamo ancora visto». L’impressione generale, nei vigili del fuoco, ha suscitato «tanta tristezza. Ci sono angoli che ancora richiamano la gioia di vivere e il divertimento, e altri completamente devastati. Chi ha visto il film Titanic può rendersi conto».
Fonte: The Medi Telegraph
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