«Le navi da crociera a Portofino? Si rischia il tracollo»
Sindaco, Assagenti e servizi turistici rinnovano l’allarme. La richiesta: avvicinare la zona di fonda
Il sindaco Giorgio D’Alia che una manciata di giorni fa ha incontrato in ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti. Assagenti che ha diffuso una circolare tra i suoi associati lanciando l’allarme («A Portofino scali dimezzati»). Insieme, istituzioni e operatori chiedono a gran voce l’avvicinamento della zona di fonda. Perché altrimenti, sostengono dati alla mano, «il traffico crocieristico a Portofino subirà il tracollo». La battaglia portata avanti dall’amministrazione e dagli addetti dura da più di due anni. Dall’emanazione, nel marzo 2012, in seguito alla tragedia della Costa Concordia, del decreto “salvarotte” da parte dei ministri Corrado Passera e Corrado Clini. Un decreto che vietava alle navi mercantili al di sopra delle 500 tonnellate di passare all’interno della fascia di mare di 2 miglia nautiche, 3,7 chilometri, all’esterno del perimetro delle Aree marine protette. A salvare la stagione crocieristica portofinese e a far tornare le navi nel Tigullio era stata l’ordinanza numero 56, firmata, con il placet dell’ammiraglio Felicio Angrisano (già direttore marittimo della Liguria, oggi comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto), dall’allora comandante del circondario marittimo di Santa Margherita, Emiliano Santocchini, con cui era stato sancito l’avvicinamento della zona di fonda da 2 miglia nautiche a 0,7. Ma la zona poco ridossata e i tempi di trasbordo dei passeggeri sui tender hanno, comunque, fortemente penalizzato gli approdi delle navi da crociera a Portofino.
Tanto che il sindaco D’Alia, confortato anche dai risultati positivi dei monitoraggi condotti da Arpal e Università – da cui è risultato che le navi da crociera non inquinano -, ha continuato a sostenere la necessità di un avvicinamento. La distanza per l’estate 2014 rimarrà invariata perché, come ha dichiarato l’ammiraglio Vincenzo Melone, direttore marittimo della Liguria, «di mezzo ci sono la vita delle persone e la salvaguardia dell’ambiente marino. E non è solo la capitaneria di porto che può decidere di derogare un decreto. Ci vuole un tavolo tecnico che riunisca tutte le realtà competenti, dal comando generale ai ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture». D’Alia, però, non demorde: «Avvicinare la zona di fonda significherebbe maggiore sicurezza per i crocieristi. E poi, essendo poco ridossata, non appena le condizioni meteomarine non sono perfette le compagnie cancellano l’approdo a Portofino, con conseguenze negative pesanti anche per l’indotto di tutto il comprensorio.
Durante l’incontro con il ministro Galletti se n’è parlato insieme al presidente della Camera di commercio di Genova, Paolo Odone, che era presente. Chi arriva a Portofino va anche a Santa Margherita e a San Fruttuoso e non solo. Perdere ancora turisti sarebbe assurdo, in una situazione di crisi come quella attuale. Possiamo solo auspicare che il tavolo tecnico romano sia quello definitivo. L’ultimo, prima dell’avvicinamento». Dice Giancarlo Linari, direttore generale della Portofino servizi turistici: «Sull’ordinanza 56 non entro nel merito dell’iter, per il quale ci saranno successivi passaggi. Posso dire che ho seguito tutta la vicenda dall’inizio e conosco ogni dettaglio. I dati degli arrivi delle navi a Portofino non mentono: c’è una perdita di oltre il 50 per cento. Se non ci saranno chiari e immediati segnali per l’avvicinamento della zona di fonda la ripresa sarà sempre più lontana e anche il 2015 si prospetta già come un anno di grande sofferenza».
Fonte: The Medi Telegraph
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