Schettino: “Sulla nave io dopo Dio. Ho privilegiato le vite umane”

Il comandante di nuovo di fronte al fuoco di fila delle domande della Procura
“Quello del video? Non sono sicuro di essere io. Nessuna combine con Roberto Ferrarini”

 

Francesco SchettinoC’è il dramma dei minuti interminabili trascorsi tra le 22 del 13 gennaio 2012 e l’alba del giorno successivo al centro delle domande che la Procura rivolge a Francesco Schettino, nella seconda giornata di interrogatorio dell’imputato per il naufragio della Concordia. E al centro ci sarà anche la contestazione dell’abbandono anticipato della nave, verosimilmente anche sulla base del video recuperato attraverso i vigili del fuoco nel quale il comandante si vede fermo davanti al cancello di una delle scialuppe.

Un’accusa che Schettino ha sempre respinto, dichiarando recentemente che ormai l’inclinazione era tale che nessuno poteva rimanere in piedi sul ponte e che la forza di gravità lo aveva naturalmente spinto sul tetto della scialuppa. Sarà questo con ogni probabilità – oltre alle comunicazioni con la terraferma – il tema centrale dell’interrogatorio di questa 53a udienza. Non è chiaro se ci sarà spazio per le prime domande degli avvocati di parte civile o se queste debbano essere rinviate al prossimo blocco di udienze, prudenzialmente messe in calendario per i giorni 11, 12 e 13 dicembre.

18.30. “Quello nel video? Non sono sicuro di essere io…”. Francesco Schettino si riconosce solamente in parte nel video recentemente messo a disposizione dalla Procura in cui si vede una persona molto somigliante al comandante davanti a un cancello di imbarco delle scialuppe. “Il taglio dei capelli e la conformazione fisica sono i miei, ma vedo due punte sulle spalle. Se la giacca ha i gradi, non sono io. Se è uno slam (il giaccone, ndr) sono io. Però non vedo Bosio alla mia sinistra”. Schettino ha precisato che fu “la ragazza moldava” a portargli il giaccone in plancia.

18.10. “Non avevo le scarpe adatte per andare sul lato sinistro”. “Non potevo andare dal lato destro al lato sinistro: la nave era inclinata e non si riusciva ad andare dall’altra parte, il pavimento era troppo sciviloso, io uscendo dalla mia cabina sul lato destro al ponte 8, dove avevo preso la radio, camminavo nel corridoio con un piede sul pavimento e l’altro sulla parete”. Schettino spiega così al pm, che insiste più volte (anche perché al gip aveva dichiarato che la sua preoccupazione era stata per i passeggeri a sinistra), perché non avesse nemmeno provato ad andare sul lato sinistro della Concordia. “Dissi all’operaio bulgaro di andarci. Lui tornò indietro e allargando le braccia mi disse che era impossibile”. Ma lei non ci provò nemmeno? “Ma se non ce l’aveva fatta lui che aveva le scarpe antinfortunistica che si usano in macchina, e che è giovane, forte e atletico, come potevo farcela io con le scarpe che avevo? Sarebbe stata una sceneggiata inutile”.

17.40. “Nessuna combine con Ferrarini”. Dopo una breve pausa, il processo riprende con la domanda del pm: perché non ha usato il numero di telefono del “ragno” della sala crisi di Costa, che le aveva dato Ferrarini, e attraverso il quale tutti a Genova potevano sentire ? “Forse perché il foglio su cui l’avevamo copiato l’abbiamo lasciato sulla nave. E del resto nemmeno Ferrarini mi ha mai chiamato da quel numero”. Se aveva chiesto a Ferrarini “cosa devo dire alla stampa” non era per combinare una versione di comodo ma solo per allineare ciò che era successo davvero. “Io dovevo dire la verità e ho detto la verità. Il mio era un tentativo di capire il perché delle cose che erano successe, tipo chiami tu o chiamo io, sapere perché eravamo arrivati a questo punto”. Nella sua ricostruzione il pm è arrivato alle 23.15 circa della sera del 13 gennaio 2012.

16.40 “Cercavo un conforto morale”. Se Francesco Schettino disse a Silvia Coronica di chiamare Ciro Onorato sul ponte fu solo perché il comandante aveva bisogno di “un conforto morale”. Il pm chiede quale contributo professionale poteva dare il capo cameriere: “Solo conforto morale, io sulla nave mi sentivo solo. Gli chiesi di starmi vicino. E non c’entra niente il fatto che il maitre fosse il fratello del numero 2 di Costa”, Giovanni Onorato.

16,10. “Ho voluto indorare la pillola”. Perché disse “mettere le scialuppe a mare” e non “abbandonare la nave”? “Perché abbandonare è un termine più crudo”. Ma era quello cui aveva abituato il personale dell’equipaggio, no? “Ho voluto indorare un po’ la pillola. Non solo in questa circostanza, in tutta la gestione dell’emergenza. Non so se sarebbe stato meglio seguire il manuale” dice Schettino. Il quale poco dopo aggiunge: “Era una mia insistenza psicologica, quella di parlare di evacuare piuttosto che di abbandonare. Era il mio pensiero. Credo che un po’ più di rispetto lo meriti il mio pensiero”. Nessuna attinenza tra questa “ossessione terminologica”, come la definisce Leopizzi, e il rischio di farsi mangiare la nave dai rimorchiatori.

16.00. “Volevo che la nave non sprofondasse”. Lei voleva far rimorchiare la Concordia dalla vedetta 104 Apruzzi della guardia di finanza? “Questa è un’interpretazione di Canessa”, l’ufficiale cartografo, risponde Schettino. “Io volevo solo un cavo perché la prua della nave rimanesse in tensione e la Concordia non sprofondasse”. Ma il grecale soffiava verso terra, obietta Leopizzi, la Apruzzi ce l’avrebbe fatta? “L’effetto vela c’era sicuramente – ammette il comandante – Se non si rompevano gli oblò, però, la nave alle 22,54 era già affondata”. E l’intervento del traghetto Aegilium? “Volevo che si appoggiasse alla poppa della Concordia lato sinistro e che rimanesse fermo lì, accanto, senza spingere” sempre per evitare che la nave scivolasse via

15.40. “Scialuppe fatte scendere a destra per riequlibrare la nave”.Perché cominciare ad ammainare le scialuppe solo a destra? Vista l’inclinazione, non era il caso di provvedere anche a sinistra? “Se tolgo il peso a destra, la nave si riequilibra a sinistra, c’è un aumento di stabilità. Se la nave non era appoggiata? Se non era appoggiata, era già affondata”. Prima di mettere a mano le scialuppe, il comandante aveva fatto leggere un messaggio al direttore di crociera, Francesco Raccomandato, un annuncio diverso da quello del manuale, precompilato: come lo definisce? “Basta leggere, non so catalogarlo. Era un’informativa di calma, con l’invito a indossare i giubbotti e ad andare alle muster station”. Schettino ha rivendicato l’opportunità di dare quel tipo di annuncio, in quel momento, anche se pochi minuti prima aveva ritenuto di non dare quelli multilingue. E ha ritenuto ininfluente per la riuscita dell’operazione che a dare l’annuncio di entrare sulle scialuppe fosse stato Bosio e non lui

13.55. “Distress utile solo formalmente”. Se Gregorio De Falco non avesse chiamato dalla Capitaneria, lei l’avrebbe dato il segnale di distress? “Credo di sì, l’avrei dato poco dopo. Sarebbe stato utilissimo darlo ma solo per un fatto formale: non ci avrebbero certamente mandato una nave appoggio come la Concordia; del resto i mezzi collettivi erano superiori al numero dei passeggeri. In mezzo all’Oceano si sarebbe innescato un altro scenario, ma lì…”. Alle 14 il presidente Giovanni Puliatti sospende l’udienza per la pausa pranzo.

13.35. “Non ho dato io l’abbandono perché seguivo la nave”. Il sostituto procuratore Alessandro Leopizzi contesta a Francesco Schettino il fatto di non aver dato personalmente l’abbandono nave. “Io ho disposto l’abbandono – tiene a precisare l’imputato – Stavo seguendo lo scarrocciamento della nave perché temevo che le scialuppe di destra finissero sugli scogli. L’ha fatto materialmente Roberto Bosio, io ero sull’aletta e lì non c’era microfono. Ho detto a lui di farlo”. Schettino aggiunge di aver temuto che la poppa si avvicinasse troppo alla costa e di aver dato per questo motivo ordine perché l’ammaino iniziasse da poppa. “Alla fine sono scese tutte e senza andare sugli scogli”.

13.20. Conta dei passeggeri impossibile anche con la nave ferma. Si poteva in quelle condizioni, con 2.000 passeggeri su ciascun lato della nave, procedere alla conta? “E’ impossibile anche con la nave ferma in porto e con i cavi a terra”, risponde Schettino che si dice pronto a citare l’esempio di una nave cinese. A proposito degli annunci da dare ai passeggeri, il comandante li ritiene come “una procedura interna” e non come la normativa Solas. Non risponde alla domanda del pm che vuole sapere se l’imputato ritiene inutili, utili o neutri quegli annunci.

12.55. “Dopo, ho scoperto che c’erano un sacco di eroi…”. Lo dice Francesco Schettino quando il pm gli fa notare che il bottone dell’emergenza generale fu premuto dall’ufficiale Andrea Bongiovanni e che il comandante aveva anzi detto più volte di aspettare. Bongiovanni, nota il sostituto Leopizzi, aveva dato in aula una versione diversa da quella di Schettino e questa affermazione solleva l’osservazione del comandante. Perché non ha tenuto conto degli ufficiali che chiedevano di dare l’abbandono nave? “Ma loro l’hanno detto per trenta secondi, mica per un’ora! Per dieci secondi! Contiamole le volte che l’hanno detto”. Con la nave già a 10° si doveva ancora aspettare? A sinistra mancava poco al limite di ammaino… “Io attendevo che la nave si riequilibrasse ma ciò non avvenne perché erano danneggiati altri compartimenti oltre ai tre”. In aula viene proiettato nuovamente il video Parvu, girato da uno dei fotografi di bordo in plancia; alle 22.28 lo sbandamento era indicato come 10 gradi. Schettino critica il direttore di macchina Giuseppe Pilon: “Mi doveva dire lui, perché qualcuno gli ha dato la qualifica, che i compartimenti allagati erano quattro. Lui mi aveva solo elencato i locali; pensavo che il magazzino fosse in uno dei tre compartimenti, non che era un altro compartimento. E nessuno mi aveva riferito che le porte stagne non tenevano”.

Costa Concordia, Costa Crociere

12.20. “Avevo a bordo 600 persone che non avevano fatto l’esercitazione”. Quando dice a Ferrarini alle 22.25 “qui si sta mettendo male”, cosa era cambiato? chiede il pm alla ripresa dopo una pausa di 25′. “Avevo processato i dati. E avevo realizzato che erano realmente tre i compartimenti allagati. Ne avevo chiesto conferma agli ufficiali, perché è una decisione da prendere collegialmente”. E perché a quell’ora non dette l’abbandono nave? “Perché eravamo ancora a 4-500 metri dalla costa e avevo a bordo 600 persone che non avevano ancora fatto l’esercitazione. Si potevano buttare a mare, se dicevamo abbandonare la nave, poteva essere equivocata. Io stavo per dare l’ordine per una manovra comunque pericolosa come l’abbandono”.

11.25. “Non ho privilegiato la nave rispetto alle vite umane”. Perché dice alla Capitaneria di farsi chiamare sul cellulare? “Perché altrimenti, via radio, avrebbero sentito tutti”. Voleva risparmiare sui costi dei rimorchiatori? Lei non ha rispettato la procedura che impone l’uso della radio… “Io non ho privilegiato la nave rispetto alle vite  umane. Il prezzo l’avrei concordato successivamente. Avrei agito con freddezza una volta che tutti i passeggeri fossero stati in sicurezza”. Il rimorchiatore non sarebbe servito all’evacuazione. Alle ripetute contestazioni della Procura che osserva che molte delle comunicazioni da lui ricevute non erano state messe a disposizione dei suoi collaboratori, Schettino obietta che erano tutti vicini a lui e che comunque doveva processare e verificare le informazioni, anche per evitare di non aver capito male. Non era il caso didire all’hotel director che si preparava l’abbandono? “All’80 per cento i passeggeri erano allertati dalla vibrazione sentita”. E gli altri che erano in cabina? Lei sa che sono stati trovati due ragazzi coreani in cabina? “Quelli sarebbero stati evacuati dal personale di cabina, c’era tutto il tempo. E del resto Giampedroni mi disse che l’evacuazione era stata completata”.

11.00 “Non intaccava nulla dire che c’era solo un blackout”. A Schettino viene chiesto conto delle affermazioni riportate nel Vdr a proposito della posizione della nave. “Qui giustamente si pesano tutte le parole…” commenta Schettino. Il quale poi precisa che quando diceva che la prua della nave era fuori intendeva che la stava ruotando per poi rientrare verso l’isola: “Chiesi a Pilon se mi poteva dare qualcosa (di motore, ndr) perché sennò rischiavamo di finire contro gli scogli e i compartimenti allagati potevano diventare cinque”. Viene fatta ascoltare la registazione della telefonata dalla Capitaneria, cui la Concordia disse che c’era soltanto un blackout: “Non intaccava nulla – risponde il comandante – Già dire che c’era il blackout era motivo di allarme per la Capitaneria”. Leopizzi replica: guardi che a lei è contestata anche la mancanza di comunicazioni con l’autorità, è un reato.

10.30. “Era Ferrarini che doveva chiamare la Capitaneria”. Perché alla Capitaneria disse solo che c’era un blackout? “Perché Roberto Ferrarinidisse che l’avrebbe fatto lui, io stavo chiamando i rimorchiatori”. Schettino riconosce comunque che “non è un buon motivo” non dire dell’allagamento. Il pm insiste: ma quando disse che la nave era tutta allagata, non era il momento per dare l’emergenza generale? “Io conosco la Concordia e le navi di quella classe, conosco i tempi di scarroccio. Volevo far avvicinare la nave all’isola e poi dare l’emergenza”. Lo decise anche per risparmiare sui costi dei rimorchiatori? chiede il pm riferendosi alla frase secondo la quale i rimorchiatori si sarebbero mangiati la nave: “Quella fu una decisione maturata e cambiata istante per istante”.


L’avvocato Donato Laino, uno dei difensori di Francesco Schettino, commenta il video in cui si vede Francesco Schettino in giacca a cravatta attendere la scialuppa di salvataggio. “Da quelle immagini non si deduce che il comandante stava andando via” (video Bieffe)

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10.10 “Avevo scelto di attendere a dare l’emergenza. Io il primo dopo Dio sulla nave”. Sale subito di tono l’udienza numero 53. Si riparte dalle dichiarazioni di Francesco Anziani, il quale aveva dichiarato, ricorda il sostituto procuratore Alessandro Leopizzi (è ancora lui a condurre l’interrogatorio) che con il quadro elettrico allagato c’era solo da scappare. “Non sono d’accordo con Anziani – replica alterato Francesco Schettino – Lui è appena un direttore di macchina. In Honduras una nave Costa è stata quattro giorni alla deriva ed è rimasta integra”. E in presenza di quelle informazioni sui danni, non era il caso di dare l’emergenza generale? “Vista l’isteria generale a bordo, vista la distanza dalla costa, visto il vento laterale, ho fatto la scelta di attendere e me ne assumo la piena responsabilità. L’incendio è una cosa, quella vibrazione percepita è un’altra. C’è una valutazione globale”. Ma la nave stava affondando! “Non affondava. Mi dissero poi che l’allagamento era confinato. Fu opportuno posticipare l’emergenza generale”. Io, ha aggiunto Schettino, sono “il primo dopo di Dio” sulla nave.

Fonte: Il Tirreno

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