Le mani di Wall Street sulle crociere

Micky e la sorella Shari cedono altri 10 milioni di azioni: Arison al 25% di Carnival. Il patron dei Miami Heats si disimpegna. La finanza si impadronisce del mercato.

 

arison carnival miami-kNWB--645x400@MediTelegraphWEBCarnival Corporation, colosso mondiale delle crociere proprietario anche della genovese Costa, passa sotto il controllo di Wall Street: il mondo borsistico e la finanza statunitense rilevano il timone dalle mani di Micky Arison, figlio del fondatore del gruppo di Miami e attuale presidente della compagnia che, da solo, poteva contare su un tesoro pari ad oltre il 45% delle azioni.

Trovano conferme, infatti, le indiscrezioni rimbalzate nelle ultime ore dalla Florida. Arison e la sorella Shari, una delle donne più ricche di Israele, avrebbero venduto, sul finire della scorsa settimana, altri 10 milioni di azioni, per un controvalore di 468 milioni di dollari, replicando un’identica operazione compiuta neppure un mese fa. Complessivamente, dunque, quello che fino a ieri veniva riconosciuto come il leader assoluto delle vacanze sul mare, ha ceduto 20 milioni di azioni di Carnival, per un totale di circa un miliardo di dollari.

A Micky Arison e alla sua famiglia resta comunque il controllo del 25% del gruppo quotato a New York e al London Stock Exchange. Ma è evidente che tutto è radicalmente cambiato. E che l’iniziale disimpegno, ufficialmente motivato dalla volontà di diversificare il business e gli investimenti, si è progressivamente trasformato in palese disaffezione. Epilogo forse scontato dopo una stagione segnata da tragedie come quella della Concordia, da altri incidenti e soprattutto da scontri all’interno del gruppo e tra Carnival e Wall Street.

Alla fine vince un sistema – in cui c’è niente di tradizione e spirito armatoriale – che esalta il primato della finanza e la priorità dei numeri e penalizza irreversibilmente l’uomo. Anche se quest’ultimo è collocato stabilmente ai vertici della hit parade dei Paperoni.

Il ridimensionamento di Arison nel business delle crociere è un evento clamoroso e sorprendente, fino a ieri inconcepibile. Destinato certamente a incidere pesantemente e a tutti i livelli sul mondo dello shipping e della finanza.

Micky, sessantasei anni, israeliano naturalizzato statunitense, proprietario della squadra di pallacanestro NBA Miami Heat, con un patrimonio che si attesta intorno ai 5 miliardi di dollari, non è solo erede e timoniere dell’impresa lanciata coraggiosamente dal padre Ted Arison nel 1972. È soprattutto il capo carismatico di Carnival, il simbolo stesso delle crociere sui mari del pianeta, l’azionista di riferimento del colosso di Miami. È lo stratega che ha usato il marketing e la comunicazione come arma vincente per rivoluzionare il concetto stesso di crociera, trasformata da vacanza per un’élite in fenomeno di massa.

Mai stato un armatore, Micky Arison, che del resto oggi consegna il controllo del gruppo alla finanza Usa.

Semmai si è rivelato e imposto come il geniale imprenditore che dopo aver conquistato la platea dei turisti, ha migliorato la qualità dei servizi, ha puntato sul gigantismo delle nuove navi costruite da Fincantieri, ha acquisito la proprietà di quasi tutte le compagnie di crociere operanti negli Stati Uniti e in Europa, fino a schierare una flotta di cento navi, a controllare il 50% del mercato mondiale, a trasportare 10 milioni di passeggeri e a guadagnare 1,5 miliardi di dollari all’anno.

A sorpresa, dunque, Carnival non è più una questione di famiglia ma diventa uno strumento in mano al mondo borsistico e agli investitori.

È un caso destinato a ripercuotersi sugli equilibri e le strategie di mercato. L’onda lunga della tragedia della “Costa Concordia”? Probabile, ma non solo. Non va trascurata infatti la “poop cruise”, cioè l’altro incidente che sta ancora condizionando parecchio gli umori dell’opinione pubblica americana, quello in cui è incappata nel 2013 la Triumph Carnival, i cui bagni si ritrovarono tutti fuori uso.

In ogni caso gli osservatori più attenti e credibili fanno risalire proprioalla sciagurata manovra davanti all’isola del Giglio le responsabilità di successivi eventi. Una continua resa dei conti e cambiamenti di management nel gruppo sia in America che in Europa, il cui epilogo si sta consumando proprio a Genova intorno allo storico marchio italiano della Costa Crociere.

Le priorità della finanza oscurano tradizioni centenarie e il know how dei naviganti di tutto il mondo. Incidono sull’evoluzione del mercato, sui rapporti interni alle compagnie, sui cambiamenti del management. E molto probabilmente, anche sulla stessa vita di Micky Arison.

 

The Medi Telegraph

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Redazione

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