Fincantieri, in arrivo altre dieci navi Viking
Lo ha annunciato l’armatore norvegese Torstein Hagen durante la consegna di “Viking Star”. Bono attacca l’Italia: «Se qualcuno non ci vuole ce ne andiamo via»
Una stazza lorda di 47800 tonnellate con 465 cabine capaci di ospitare 930 passeggeri per crociere d’alto di gamma. È la nuova “Viking Star” che Fincantieri Marghera ha consegnato sabato all’armatore norvegese Torstein Hagen, prima delle tre navi da crociera di piccole dimensioni ordinate dalla società armatrice Viking Ocean Cruises a Fincantieri. Le altre due saranno la “Viking Sea” e “Viking Sky”. Con questa imbarcazione, progettata da architetti e ingegneri con interni sofisticati realizzati da studi design di Londra e Los Angeles, la società norvegese, specializzata in crociere fluviali esordisce su rotte oceaniche con il primo viaggio in aprile.
«Anche questa commessa – ha spiegato l’ad di Fincantieri Giuseppe Bono – ci da la consacrazione a essere uno dei cantieri più importanti al mondo. Che questo avvenga in Italia – ha aggiunto Bono – ha del miracoloso. Un’azienda passata dal rischio chiusura ad essere una delle prime al mondo dovrebbe essere punto d’orgoglio. Essendo italiani purtroppo non sempre i successi vengono apprezzati e spesso provocano invidie e gelosie». Rivolto all’armatore Bono lo ha invitato a pensare a future ulteriori collaborazioni a non «tenere stretto il portafoglio» perché «le cose belle si pagano». Un invito quasi del tutto raccolto da Hagen che ha annunciato l’intenzione di commissionare altre 10 navi entro il 2020.
«Non abbiamo paura del futuro. Se qualcuno in Italia vuole che non si facciano più navi lo dica. Ce ne andremo da un’altra parte, ci aspettano tutti». L’ad di Fincantieri Giuseppe Bono ha, per sua stessa ammissione, il dente avvelenato nei confronti di chi «non ha piacere che in Italia si porti lavoro». «Con i lavoratori faccio accordi anche domattina», ha affermato a margine della consegna della Wiking Star all’armatore norvegese. «Faccio più fatica a farli con chi non ha voglia di lavorare, quelli che trovano amplificazione importante sui giornali e televisioni che passano veline su veline senza riflettere», ha sottolineato Bono. «Il paese non va avanti a forza di diritti: chi ha fame a mezzogiorno e sera e continuerà a leggere i diritti invece di lavorare finirà al cimitero».
Bono ha confermato che Fincantieri «non pensa» che le tensioni sindacali possano incidere sulla realizzazione delle commesse. «Ognuno deve fare il proprio mestiere – ha ricordato – e noi abbiamo bisogno del sindacato ma di un sindacato moderno che capisca che viviamo in un mondo che non è più quello dell’Ottocento o dei primi del Novecento. Una società come la nostra ha bisogno che tutti pensino non che c’è un altro che risolve i problemi. Ognuno di noi deve pensare a ciò che può fare per il Paese – ha concluso Bono – non a quello che fa il Paese. Il Paese siamo noi, non Renzi».
Fonte: The Medi Telegraph
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