Cemar: “Crociere, il dilemma degli itinerari”
Nel biennio 2016-2017 una fetta di destinazioni rischia di essere tagliata fuori dai circuiti in nave; il peso dell’Asia nelle scelte di posizionamento delle navi
“La stagione è andata bene, nonostante alcune aree critiche. Nei mesi autunnali prosegue il trend positivo, ma il vero problema è la situazione di difficoltà sugli itinerari”. A parlare è Sergio Senesi, presidente di Cemar, che spiega le problematiche legate alla programmazione su Nord Africa e Mediterraneo orientale per il biennio 2016-2017.
“Ci sono già diverse compagnie che pensano di riproporre la porzione di Mediterraneo occidentale. Ciò che contraddistingue questo tipo di programmazione – aggiunge il manager – è il fatto che venga costruita con un paio d’anni di anticipo, mentre i porti danno indicazioni a breve termine”.
Uno scollamento che potrebbe, per ragioni di sicurezza, tagliare fuori una fetta di destinazioni. Senesi fa poi l’esempio della Tunisia: “Nel 2016-2017 la meta è ancora attiva nei programmi, ma un conto è una toccata e un altro un’intera crociera”.
Nel futuro della navigazione bisogna poi considerare il peso del mercato asiatico. “Le compagnie stanno focalizzando la loro attenzione sulla nuova e crescente domanda in Oriente, con relativo trasferimento di navi – spiega Senesi -. Questo potrebbe influenzare la capacità offerta in area mediterranea”.
Sulla crescita della formulta Fly & Cruise, il presidente ammette un incremento, ma sottolinea che “una delle comodità fondamentali del prodotto crociere è il door-to-door, cioè la possibilità di imbarcarsi sotto casa, quindi senza i disguidi che un trasferimento in aeroporto con viaggio aereo potrebbe qualche volta creare, in tema di bagagli o ritardi”.
Per quanto riguarda le partenze nei mesi di settembre e ottobre, Senesi è ottimista: “Assisteremo ad un incremento rispetto allo scorso anno – commenta -. In ordine di importanza i porti che saranno più trafficati nel bimestre saranno Civitavecchia (540mila pax), seguito da Venezia (460mila), Napoli (300mila) e Genova (200mila).
Da considerare che mentre i numeri dei primi tre porti sono dovuti ad un buon mix di italiani e stranieri, per quanto riguarda il porto ligure si tratta in prevalenza di flussi domestici ed europei”. La stima di Cemar per il bimestre parla di 3,8 milioni di pax movimentati nei porti italiani contro i 2,7 dell’anno prima.
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