Cina, entro il 2030 il principale mercato crocieristico mondiale?
Nel 2016 la Cina ha tecnicamente raggiunto lo status di secondo più grande mercato d’origine per le crociere e la notizia pare ancora una volta destare clamore, in particolare fra i media locali. Si tratta di un tema cruciale per l’industria crocieristica contemporanea, in quanto ciò va necessariamente a influenzare tutti gli altri principali mercati mondiali del settore.
Lo scorso maggio, un sondaggio di Seatrade Cruise News ha segnalato come 2,1 milioni dei passeggeri delle navi da crociera in giro per il mondo fossero cinesi, battendo di stretta misura i 2,02 milioni della Germania, l’1,89 milioni del Regno Unito e l’1,29 milioni dell’Australia. Al vertice della classifica, tuttavia, restano largamente gli Stati Uniti con i loro 11,52 milioni, almeno per adesso.
Il mercato crocieristico, nel corso degli anni, si è tradizionalmente sviluppato andando incontro alla domanda. La maggior parte delle compagnie e delle navi da crociera attualmente in circolazione sono state progettate per i bisogni di un target prevalentemente nordamericano, con altri brand, invece, dedicati espressamente ad altre regioni.
Il Regno Unito, un tempo, occupava la seconda piazza dietro agli Stati Uniti, negli anni d’oro di Cunard e P&O Cruises. Al giorno d’oggi, tuttavia, la Germania dispone delle proprie compagnie autoctone quali, ad esempio, AIDA Cruises, mentre P&O Cruises Australia costituisce il principale operatore dell’omonimo paese.
Tali mercati si sono imposti piuttosto lentamente nel corso degli anni, mentre l’interesse della Cina per il segmento si è invece sviluppato in modo abbastanza rapido, obbligando tutti i grandi operatori mondiali ad affrettarsi per cercare di restare al passo.
Una prima soluzione è stata quella di riposizionare nell’area vecchie navi dei brand esistenti per cercare di soddisfare la richiesta (come ha fatto, ad esempio, l’italiana Costa Crociere), ma i cinesi, dopo aver saggiato le potenzialità del settore, sono divenuti decisamente più esigenti. È per questo motivo che sono state costruite ad hoc nuove navi, come Norwegian Joy di Norwegian Cruise Line o Majestic Princess di Princess Cruises, lanciate negli scorsi mesi e attualmente in servizio nella regione. I grandi gruppi occidentali come Carnival, tuttavia, si stanno spingendo addirittura oltre, con lo sviluppo ex-novo di brand creati appositamente per gli ospiti orientali. Gli stessi cinesi, d’altra parte, si sono mossi già diversi anni fa con il colosso Genting Hong Kong, che ha lanciato i primi marchi crocieristici locali: Star Cruises, terza compagnia più grande al mondo fondata nel 1993, che attualmente vede lo sviluppo del progetto di due nuove unità da oltre 200mila tonnellate il cui debutto è previsto per il 2021-2022; Dream Cruises, premium brand la cui ammiraglia, Genting Dream, è entrata in servizio nel novembre dello scorso anno.
Le proiezioni, infatti, mostrano che la Cina potrebbe alla fine superare i numeri degli Stati Uniti. People’s Daily Online cita a tale proposito un rapporto del Shanghai International Shipping Institute che afferma che il paese asiatico diventerà il mercato principale al mondo entro il 2030.
Con una simile quantità di risorse destinata solo ed esclusivamente alla Cina, è a questo punto lecito domandarsi come questo vada a influenzare il più importante mercato crocieristico globale, quello statunitense.
Da un punto di vista puramente teorico, l’ascesa dell’oriente potrebbe tradursi in una minore quantità di navi destinata all’America, ma è più probabile, in realtà, che tutte le compagnie incrementino le rispettive flotte a causa della crescita complessiva dell’intero comparto. Significativo, a tale proposito, l’affacciarsi sul mercato di nuove realtà tra cui, ad esempio, Virgin Voyages.
Non va trascurata, naturalmente, la difficoltà nella costruzione di nuove unità per svariati mercati in contemporanea, a causa della limitata quantità di cantieri in grado di sfornarle in tempi ragionevoli. E questo nonostante la Cina stessa abbia stretto importanti partnership commerciali con leader del settore quali Fincantieri. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, inoltre, sarebbe molto costoso costruire navi da crociera sul territorio nazionale rispetto all’estero, ma questa opzione potrebbe essere considerata in futuro per tentare di stare al passo. Nel frattempo, i cantieri già esistenti vantano una grande abbondanza di commesse per tutti i mercati alla quale cercano freneticamente di far fronte.
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