Royal Caribbean, crociere globali: ‘tutti liberi’ su Liberty

Liberty of the Seas, Royal Caribbean InternationalSulla pista inondata di luce sfrecciano atleti in costumi sgargianti, e danzano sul ghiaccio con classe da agonisti – molti di loro lo sono stati fino a poco fa – su musiche che volano dalla classica al funky, sovrastando il sibilo dei pattini. Dalla platea stupore e applausi a piene mani, per l’acrobazia spettacolare, per le figure eleganti. Lo show si intitola “Encore!” nel cartellone delle serate di Liberty of the Seas, la nave di Royal Caribbean che per tutta l’estate parte da Civitavecchia verso Barcellona e il Mediterraneo Occidentale. Lo show on ice è un’esclusiva di Royal Caribbean, che nel suo Studio B – il solo vero palaghiaccio da crociera – lo offre su tutte le unità di classe Voyager, Freedom e Oasis. Dunque anche su Liberty of the Seas, che ci ha accolti per un breve test di prodotto tra Barcellona e Civitavecchia, con le belle toccate di Marsiglia, Villefranche e La Spezia.

Lo spettacolo sul ghiaccio è una delle trovate degli specialisti di RCCL per divertire un pubblico che parla decine di lingue diverse. E per questo è anche il protagonista di un colossale esperimento sociale al quale sta dando vita l’industria delle crociere, pronta quest’anno a portare in vacanza in nave oltre 20 milioni di persone da tutto il mondo. Royal Caribbean imbarca da anni un numero crescente di italiani. Ed è l’era della globalizzazione, che sul Mediterraneo porta passeggeri mai visti prima, da Oriente e dal Sud America, dall’Europa dell’Est e dalla Russia.

Quel che accade ce lo ha spiegato l’esuberante 52enne Teo Strazicic, comandante di Liberty of the Seas, croato con un che di veneziano che da bambino sognava di guidare le grandi navi: «Con i miei vivevamo sul porto di Dubrovnik – racconta – giorno e notte le vedevo andare e venire. E non ho mai voluto fare altro che questo: davanti l’orizzonte, due cupole di blu e tutto pieno di sorprese». Strazicic spiega cosa significa governare non solo la grande nave, ma i suoi abitanti: «Abbiamo gente di 63 nazioni nell’equipaggio – continua – e di 75 tra gli ospiti, in tutto siamo oltre 5mila. Tante culture insieme facilitano cooperazione e interazione. Qui tutti mangiano tutto, ognuno prega liberamente il proprio Dio, e nessuno può essere razzista. Ecco, siamo proprio un grande esperimento sociale, molto ben riuscito, che prima era solo immaginazione».

La nave non lascia traccia
Il successo dell’esperimento lo si vede sulla nave, che abbiamo visitato anche dietro le quinte, e fino nelle viscere. Dove ad esempio Darko Sukurika – giovane e paziente environmental officer, anche lui croato – ci ha mostrato come vengono selezionati e trattati i rifiuti di una comunità grande quanto un borgo italiano, che produce ogni settimana 40 metri cubi di cartoni da imballaggio, otto di vetro, altrettanti di plastica e alluminio. Qui si raccoglie tutto, l’olio alimentare e quello sintetico, perfino il gas esausto dei neon è trattato come ogni altra esalazione, “ripulita” prima di uscire dal fumaiolo di Liberty, che solca il mare maestosa senza lasciare traccia. «È stata la prima nave a filtrare tutto – ha spiegato Darko – anche i fumi dei motori, sotto costante e rigoroso controllo interno e di authority indipendenti».

I sapori del mondo
liberty-of-the-seas-h2o-zoneNella cucine lucide d’acciaio (Liberty ne ha nove) tra enormi fornelli, forni multipiano e lavapiatti industriali, l’italianissimo chef Rosario ha cercato di spiegarci la complessità di approvvigionamento e gestione per un sistema che produce anche pane e tutta la pasticceria, e tra 18 e 21mila  pasti al giorno in una varietà infinita di gusti, per innumerevoli culture e tradizioni: dal cinese all’indiano, dall’americano all’arabo, al jamaicano al messicano, e il gusto italiano che piace un po’ a tutti. «Ovviamente siamo organizzatissimi anche per i celiaci», ha assicurato. «Siamo molto ben organizzati», ha ripetuto sorridendo la ragazza orientale addetta alla mia cabina. Grazie all’organizzazione, appunto, qui tutto fila liscio, ognuno fa il proprio lavoro con metodo, e senza stress evidente.

La musica unisce tutti
Dove invece l’organizzazione da sola non basta è con gli artisti. Ce lo spiega Richard Edward, cruise director entertainment, ruolo chiave per una comunità che nel divertimento ha uno dei suoi motivi di esistere. Due metri di ragazzone dal vasto sorriso, 34enne figlio di diplomatici di Trinidad e Tobago, Richard si è laureato in media e broadcasting in Canada, è con RCCL da 10 anni, e da tre nel suo ruolo. «Ho scelto le navi per crescere – racconta – A bordo si impara moltissimo, e scopri che sono molte di più le cose che ci uniscono di quelle che ci separano. Poi c’è la musica, che unisce proprio tutti, come il ridere insieme».
Richard ha in squadra quasi 130 persone, 18 solo per Adventure Ocean, il programma per i più piccoli. Il resto sono artisti – acrobati, ballerini, pattinatori e attori – e poi tecnici di scena e fotografi, che ogni settimana organizzano 500 tra eventi e spettacoli, dagli show on ice ai musical, come uno strepitoso Saturday Night Fever. «La vera scommessa – spiega – è tenere in equilibrio la mia tribù di artisti e creativi, decine di giovani energici e sensibili, votati per mestiere all’eccellenza, e all’apparire».
Poco dopo, a pranzo all’informale e comodo Windjammer, il ristorante self-service tutto vetrate sul mare, si commenta lo show on ice della sera prima: con me ci sono una coppia di ragazzi americani, un imprenditore del tessile indiano con moglie e figlio adolescente che smette di rado di parlare al cellulare in hindi, due ragazze orientali, forse sudcoreane. Tutti ugualmente ammirati.

Fonte: L’Agenzia di Viaggi

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