Come riutilizzare un vecchio transatlantico? I destini fortunati di alcuni grandi liners del passato
Negli anni in cui vennero costruiti, i transatlantici rappresentarono le forme di trasporto in assoluto più avanzate e lussuose. I più grandi oggetti in movimento mai creati dagli esseri umani e al servizio di tutti, dai migranti ai politici, alle stelle del cinema.
Ma, come spesso accade, la loro utilità non fu eterna. Per molte delle unità realizzate il destino fu tetro e le portò a terminare l’attività nei cantieri di demolizione.
Poche fortunate elette, invece, riuscirono ad evitare quella triste fine e a ritrovare nuova vita, con grande soddisfazione dei tanti fan che ebbero la possibilità di salire a bordo e di viaggiare su quei transatlantici, tra i loro eleganti saloni e gli sfarzi tipici di quell’epoca.
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SS United States
La SS United States, ammiraglia di punta della United States Line, nel 1952, in occasione del suo viaggio inaugurale, vinse il Nastro Azzurro per la più veloce traversata atlantica di tutti i tempi (35,59 nodi raggiunti) ed è da allora detentrice del record.
Conosciuta come “la grande U” e “l’ammiraglia d’America”, la nave misura 180 metri in lunghezza, circa 25 metri in più rispetto al Titanic. Per scongiurare il pericolo di incendi, per la prima volta nella storia non venne utilizzato legno per la sua costruzione. Nel corso della sua lunga carriera ospitò molti personaggi famosi a bordo, tra cui 4 Presidenti degli Stati Uniti (Bill Clinton, ad esempio, la utilizzò quando andò a studiare a Oxford da giovane universitario) e molte star di Hollywood: da Marlon Brando, a Coco Chanel, Gary Cooper, Walt Disney, Judy Garland, Cary Grant, Marilyn Monroe, Elizabeth Taylor, John Wayne ed ancora Bob Hope. A bordo anche il Principe Ranieri e Grace Kelly, oltre al Duca e alla Duchessa di Windsor.
Tuttavia, al pari di altri liners rivali come Queen Mary e Queen Elizabeth della concorrente Cunard, SS United States non avrebbe mai potuto competere con la velocità e l’economicità dei primi jet commerciali. Così, dopo soli 17 anni di attività, nel 1969 venne ritirata dal servizio.
Venduta nel 1978, nei decenni successivi passò attraverso diversi proprietari e progetti. Oggi è poco più di una carcassa ormeggiata in America, al molo di Delaware River di Philadelphia, nello Stato della Pennsylvania.
Una speranza per il suo recupero si è accesa nel 2010, quando la nave venne acquistata dall’associazione no profit SS United States Conservancy, fondata con l’intento di ripristinare il transatlantico e di convertirlo in un museo. La fondatrice Susan Gibbs è la nipote di William Francis Gibbs, l’architetto navale che ha progettato il transatlantico e che recentemente ha confermato che lo stesso, nonostante la vernice scrostata e l’aspetto desolato, è ancora oggi strutturalmente molto solido.
A causa però dei sempre più grandi costi di gestione, nel 2015 l’associazione si trovò costretta ad iniziare le ricerche per un nuovo compratore ed in questo senso una svolta all’orizzonte parve apparire nel corso del 2016. A febbraio infatti il luxury brand Crystal Cruises annunciò l’intesa raggiunta per l’acquisto del transatlantico ed il suo restauro al fine di trasformarlo in una nave da crociera di lusso. Un progetto faraonico del valore di oltre 700 milioni di dollari, a cui si sarebbero dovuti sommare i costi di gestione – circa 60 mila dollari al mese – e quelli di progettazione.
Ad agosto, poi, un nuovo stop. Gli studi di fattibilità condotti da Crystal Cruises e da un’equipe di ingegneri di fama internazionale portarono alla triste conclusione che la conversione del transatlantico, nonostante la sua struttura fosse effettivamente ancora sana, avrebbe presentato delle criticità tecniche e commerciali tali da compromettere il buon esito dell’operazione. A ciò si sarebbero poi dovute considerare ulteriori modifiche per adeguare la nave agli standard odierni e per consentire l’installazione di un nuovo impianto diesel moderno, interventi che avrebbero dovuto alterare significativamente circa il 25% dello scafo originale, determinando probabili problemi di stabilità.
SS United States è quindi rimasta da allora alle cure della sua associazione, che ha tra l’altro potuto beneficiare di una consistente donazione, pari a circa 350 mila dollari, da parte di Crystal Cruises a titolo di “scuse” per non aver potuto portare a termine il suo progetto.
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Queen Mary
Tra i più famosi transatlantici del mondo, Queen Mary ha avuto una brillante carriera. Ha vinto il Nastro Azzurro, ha ospitato tra i suoi eleganti saloni persone del calibro di Elizabeth Taylor, Bob Hope e Winston Churchill e, durante la seconda guerra mondiale, ha trasportato migliaia di soldati in tutto il mondo.
Circa 200.000 spettatori si riunirono nel 1934 presso il cantiere navale John Brown di Clydebank, in Scozia, per il suo varo. Debuttò come il più grande e veloce liner di tutti i tempi e, con i suoi ambienti in stile Art Déco, si impose da subito anche come il più lussuoso hotel galleggiante esistente.
Ma anche per Queen Mary gli anni di gloria ben presto finirono. Nel 1967, dopo 1.001 traversate atlantiche e 31 anni di attività, la nave venne dismessa dalla flotta Cunard. Per lei non si pensò nemmeno per un attimo alla demolizione. Nello stesso anno, infatti, la città californiana di Long Beach acquistò il liner con l’idea di convertirlo in museo e hotel galleggiante. Una giusta intuizione che portò Queen Mary a nuova vita e che ancora oggi fa del transatlantico una delle più importanti attrazioni della città. Negli ultimi decenni, inoltre, Queen Mary ha fatto da sfondo a numerose produzioni cinematografiche e televisive.
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SS Rotterdam
Quando debuttò nel 1959 per il brand Holland America Line, il design elegante e le linee dello scafo della SS Rotterdam vennero considerati da subito come ultra-moderni e come fonte di ispirazione per i progetti futuri.
Nel 1997, dopo l’acquisizione della compagnia da parte del gruppo americano Carnival, la nave venne ceduta alla Premier Cruises, dove operò con il nome The Rembrandt, perché considerata ormai non economica e troppo costoso l’intervento per adeguarla ai nuovi standard internazionali. Il suo futuro divenne incerto quando, nel 2000, la compagnia fallì. Dopo un lungo periodo di incertezze e inattività alle Bahamas, la nave fuggì dal pericolo rottamazione quando, nel 2008, la città di Rotterdam le concesse un attracco permanente.
Venne sottoposta ad importanti lavori di restauro e tornò al suo nome originario. Nel 2010 riaprì le sue porte e da allora i suoi ambienti ospitano un museo, un albergo ed un centro di formazione.
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Queen Elizabeth II
Queen Elizabeth 2, varato dalla Regina nel lontano 1967 e fiore all’occhiello della compagnia britannica Cunard per oltre 40 anni, è stato venduto nel 2008, dopo quasi 800 traversate atlantiche, alla Dubai World – un conglomerato del governo degli Emirati Arabi Uniti – per 64 milioni di sterline.
La nave era originariamente destinata a diventare un hotel di lusso galleggiate ma i progetti, in seguito alla crisi economica che ha coinvolto anche Port Rashid, entrarono poco dopo in una pericolosa fase di stallo.
I motori del transatlantico sono stati spenti nel 2013 e da allora QE2, a causa delle condizioni climatiche calde ed umide del paese, è stata colpita da muffa in numerose aree. Da qui, parallelamente ad un continuo silenzio da parte delle autorità locali circa il suo futuro, la crescente preoccupazione di migliaia di attivisti sparsi in tutto il mondo.
I piani sembrerebbero ancora oggi in stallo e da qualche tempo sono emerse una serie di proposte alternative di salvataggio, tra cui l’ipotesi del rientro in Gran Bretagna e l’attracco permanente sul Tamigi, a Londra, dove potrebbe diventare un hotel simbolo, un nuovo punto di riferimento della capitale britannica. Da quell’idea sarebbero partiti alcuni studi di fattibilità e dialoghi con l’Emirato di Dubai per riottenere la nave ma, ad oggi, nulla di concreto è emerso.
Nel frattempo, durante l’estate del 2015 da Port Rashid la nave è stata spostata a fianco del primo terminal crociere di Dubai, quello che QE2 raggiunse per la prima volta nel marzo del 1997. Da allora alcune attività sembrerebbero essere iniziate a bordo: tra maggio ed agosto del 2016 tutte le scialuppe di salvataggio della nave sono state sganciate e depositate in banchina. A settembre, poi, lo smontaggio definitivo sui ponti esterni delle gru che sostenevano le scialuppe, un intervento destinato a cambiare per sempre l’aspetto estetico della nave ma che allo stesso tempo porterebbe a pensare ad una volontà di migliorare lo spazio dei ponti e la visibilità di alcune cabine.
Per quanto alcuni rapporti ufficiali confermino che sono in corso i lavori di trasformazione del transatlantico in un hotel di lusso, è alta ancora la preoccupazione di molti dei suoi fan. Con i motori spenti da ormai 4 anni, gli interni sono da lungo esposti non solo al calore, ma da qualche tempo anche alla polvere della città, a causa del fatto che numerose porte e finestre a bordo sono visibilmente spalancate.
Per il momento quindi il futuro di QE2 langue ancora nell’oscurità, in attesa di nuovi e più concreti sviluppi. Ma, come altri liners hanno dimostrato, potrebbe esserci ancora vita nella vecchia anima dell’iconico transatlantico.
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